Perché alcuni uomini mantengono una chioma folta anche in tarda età mentre altri iniziano a perdere capelli già a 20 anni? La risposta, in gran parte, si trova nel nostro DNA. La predisposizione genetica alla calvizie – in particolare all’alopecia androgenetica (AGA) – rappresenta infatti il principale fattore di rischio, influenzando non solo la probabilità di sviluppare il problema, ma anche la sua velocità di progressione e la risposta ai trattamenti.
Comprendere come la genetica influenzi la salute del capello significa andare al cuore del fenomeno: un intreccio di geni, ormoni e ambiente che determina il destino della nostra chioma.
La calvizie è ereditaria?
Sì, ma non in modo semplice e lineare. Non esiste “il gene della calvizie”, ma una rete di geni che regolano diversi aspetti del ciclo follicolare:
-  Sensibilità agli ormoni androgeni, in particolare al DHT approfondisci in DHT e Calvizie: come gli ormoni influenzano la perdita di capelli. 
-  Durata delle fasi del ciclo pilifero, con un accorciamento progressivo della fase anagen. 
-  Produzione di sebo, che può favorire infiammazione e micro-ambienti sfavorevoli alla crescita. 
-  Risposta infiammatoria del cuoio capelluto, con possibili alterazioni immunitarie locali. 
Il risultato è una modalità ereditaria poligenica e multifattoriale, in cui diversi geni concorrono a determinare la vulnerabilità del follicolo.
I principali geni coinvolti
🧬 Gene del recettore degli androgeni (AR)
-  Localizzato sul cromosoma X, quindi ereditato dalla madre. 
-  Codifica per il recettore che lega il DHT. 
-  Alcune varianti rendono il recettore ipersensibile: bastano quantità normali di DHT per innescare la miniaturizzazione follicolare. 
🧬 Gene EDA2R
-  Coinvolto nello sviluppo embrionale del follicolo pilifero. 
-  Varianti identificate negli studi GWAS hanno mostrato correlazioni con l’alopecia androgenetica precoce. 
🧬 Loci su cromosomi 20, 1, 3 e 7
-  Regolano vie di segnalazione cruciali come la Wnt/β-catenina, indispensabile per mantenere il follicolo in fase anagen. 
-  Altri influenzano processi di infiammazione e apoptosi cellulare. 
👉 Per un approfondimento sul funzionamento del ciclo follicolare leggi
La calvizie è solo ereditaria?
No. La genetica è il terreno di base, ma l’ambiente e lo stile di vita giocano un ruolo determinante:
-  Fattori ormonali (tiroide, testosterone, estrogeni) -  Stress ossidativo dovuto a inquinamento, fumo e radicali liberi (vedi Routine e salute dei capelli 
 
-  
-  Nutrizione e carenze vitaminiche Dieta e carenze nutrizionali 
-  Stress psico-fisico, che può innescare forme acute come il telogen effluvium 
Persino nei gemelli monozigoti, con DNA identico, il grado di calvizie può variare sensibilmente: la genetica dà le carte, ma l’ambiente decide come giocarle.
Eredità materna o paterna?
Un mito molto diffuso sostiene che la calvizie si erediti solo dalla madre. È vero che il gene AR si trova sul cromosoma X (di origine materna), ma non è l’unico in gioco. Anche i geni paterni – localizzati su autosomi – influenzano la probabilità di sviluppare alopecia.
In altre parole, l’ereditarietà della calvizie è bilaterale, anche se la componente materna spesso ha un impatto più precoce e marcato.
Genetica e risposta ai trattamenti
La predisposizione genetica non solo influenza quando e come si manifesta la calvizie, ma anche come il paziente risponde ai trattamenti.
-  Alcune varianti genetiche modulano la sensibilità alla finasteride e dutasteride, farmaci che agiscono bloccando la 5α-reduttasi. 
-  La risposta al minoxidil può essere più o meno efficace a seconda dell’attività enzimatica individuale (es. solfotransferasi follicolare). 
-  La farmacogenomica tricologica è un campo emergente che mira a personalizzare i trattamenti in base al profilo genetico. 
Test genetici: possono essere utili?
Oggi esistono test salivari che analizzano i polimorfismi più noti (AR, EDA2R, SRD5A2, WNT10A). Non sono strumenti diagnostici, ma predittivi:
-  Forniscono una stima del rischio personale. 
-  Possono indicare la probabile velocità di progressione. 
-  Offrono spunti sulla potenziale risposta alle terapie. 
È però fondamentale che siano interpretati da uno specialista tricologo: la genetica da sola non basta, serve sempre una valutazione clinica completa con tricoscopia e anamnesi.
Conclusione
La genetica rappresenta senza dubbio la radice del problema, ma non scrive da sola il destino dei capelli. Conoscere la propria predisposizione permette di intervenire precocemente con strategie mirate e, in molti casi, di rallentare in maniera significativa l’evoluzione della calvizie.
Oggi la scienza mette a disposizione non solo strumenti di indagine sempre più precisi, ma anche terapie farmacologiche e chirurgiche capaci di restituire equilibrio e densità alla chioma.
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