La perdita di capelli nella donna è un tema delicato, complesso e spesso vissuto con un forte impatto emotivo.
 A differenza dell’uomo, dove la calvizie segue un disegno più prevedibile e diffuso, l’alopecia femminile si manifesta con modalità più sottili, irregolari e spesso difficili da interpretare.
 Per questa ragione, nel corso degli anni, la medicina tricologica ha elaborato sistemi di classificazione specifici per le donne, capaci di individuare il grado e il tipo di diradamento con maggiore accuratezza.
Tra questi, i più riconosciuti a livello internazionale sono la Scala di Ludwig e la Scala di Savin, strumenti oggi fondamentali per una valutazione clinica precisa e per la pianificazione di un trattamento mirato.
Un approccio scientifico alla perdita dei capelli nella donna
Prima di entrare nel merito delle due scale, è importante chiarire un concetto chiave:
 l’alopecia femminile non segue la stessa progressione di quella maschile perché il ruolo degli ormoni e dei recettori androgeni è diverso.
 Nelle donne, infatti, il diidrotestosterone (DHT), principale responsabile dell’alopecia androgenetica maschile, agisce con un impatto più moderato grazie alla protezione esercitata dagli estrogeni.
Tuttavia, squilibri ormonali (come menopausa, sindrome dell’ovaio policistico, stress cronico, o uso di contraccettivi orali) possono alterare questo equilibrio, provocando una miniaturizzazione dei follicoli piliferi e una progressiva riduzione della densità capillare.
 Da qui nasce l’esigenza di una classificazione dedicata, che possa riconoscere e misurare la perdita di capelli nella donna con precisione.
La Scala di Ludwig: la pioniera nella classificazione dell’alopecia femminile
La Scala di Ludwig, introdotta negli anni ’70 dal dermatologo Erich Ludwig, rappresenta uno dei primi tentativi sistematici di classificare la calvizie femminile.
 È composta da tre gradi principali, ciascuno dei quali descrive un diverso livello di diradamento nella zona superiore e centrale del cuoio capelluto.
Ludwig I – Diradamento lieve
La densità dei capelli comincia a ridursi nella parte superiore della testa, soprattutto lungo la scriminatura centrale.
 I capelli diventano più sottili, ma la linea frontale resta generalmente intatta.
 In questa fase, la perdita può essere facilmente mascherata con acconciature o trattamenti cosmetici, ma una diagnosi precoce è essenziale per intervenire tempestivamente.
Ludwig II – Diradamento moderato
Il diradamento si estende in ampiezza e profondità, coinvolgendo un’area più ampia della sommità del capo.
 La cute inizia a intravedersi più chiaramente attraverso i capelli e la chioma perde volume.
 È lo stadio più comune tra le donne che si rivolgono a un tricologo per la prima volta.
Ludwig III – Diradamento severo
Il cuoio capelluto risulta ampiamente visibile, con una marcata riduzione della densità.
 I follicoli colpiti sono ormai miniaturizzati o atrofizzati, e il volume complessivo è molto ridotto.
 In questa fase, il trapianto di capelli può rappresentare una soluzione efficace, ma solo dopo un’analisi accurata della zona donatrice e dello stato ormonale della paziente.
La Scala di Savin: l’evoluzione moderna
Negli anni ’90, la dottoressa Savannah Savin ha ampliato il lavoro di Ludwig, introducendo una scala più dettagliata e versatile, conosciuta oggi come Scala di Savin.
 Essa non solo misura la perdita di capelli nella zona superiore, ma considera anche le variazioni di densità nella linea frontale e nelle zone laterali, offrendo una valutazione tridimensionale della calvizie femminile.
La scala di Savin comprende nove livelli di classificazione, che vanno da una densità normale fino alla perdita severa, e si articola su due assi di analisi:
-  La densità centrale (zona superiore e mediana del capo); 
-  L’avanzamento frontale, ossia il possibile arretramento della linea frontale. 
Questa maggiore precisione permette ai professionisti di:
-  Monitorare i cambiamenti nel tempo; 
-  Personalizzare il piano terapeutico; 
-  Valutare i risultati delle terapie mediche o del trapianto con criteri oggettivi. 
Inoltre, la scala Savin è oggi ampiamente utilizzata anche nei trial clinici, poiché consente di quantificare i miglioramenti della densità in modo misurabile, favorendo un approccio scientifico e trasparente alla cura dell’alopecia femminile.
Un linguaggio che aiuta a comprendere e rassicura
Molte donne, nel momento in cui iniziano a notare un diradamento, temono il peggio.
 È importante sottolineare che la maggior parte delle alopecie femminili non comporta una perdita totale dei capelli, ma una riduzione di densità localizzata o diffusa.
 Nella maggior parte dei casi, il problema può essere controllato e migliorato con un approccio combinato:
-  Terapie mediche mirate (come minoxidil, PRP, mesoterapia o integratori specifici); 
-  Trattamenti ormonali o regolatori metabolici nei casi di squilibrio endocrino; 
-  Trapianto di capelli nei casi più avanzati, eseguito con tecniche delicate e mirate alle esigenze femminili (ad esempio la FUE con conservazione della densità donatrice). 
Dalla diagnosi alla soluzione: un percorso di fiducia
Riconoscere il proprio livello sulla scala di Ludwig o di Savin è solo il primo passo.
 La vera differenza la fa una valutazione clinica completa, che analizzi il quadro ormonale, la salute del cuoio capelluto e la densità residua.
 Ogni donna è un caso unico, e solo un percorso personalizzato può garantire risultati naturali, armoniosi e duraturi.
Nel mondo di Trapianto Facile e Next Hair, questa personalizzazione è al centro del nostro metodo:
 dall’analisi iniziale fino al follow-up post-intervento, la paziente viene accompagnata con discrezione, empatia e competenza, in ogni fase del suo percorso di rinascita.
Conclusione
La scala di Ludwig e la scala di Savin non sono solo strumenti di misurazione: sono mappe di consapevolezza, che permettono a ogni donna di comprendere la propria situazione, accettarla con serenità e affrontarla con fiducia.
 Conoscere il grado della propria alopecia significa riappropriarsi del controllo, trasformando un problema estetico in un’opportunità di rinascita personale.
Oggi, grazie ai progressi della tricologia medica e chirurgica, la perdita dei capelli nella donna non è più un destino, ma una condizione gestibile e trattabile, con risultati sempre più naturali e soddisfacenti.


